Per la quarta volta in due anni mi ritrovo a Gatare, percorrendo un cammino iniziato per inseguire il sogno di incontrare l’Africa e di farlo da medico, e poi diventato invece un forte rapporto di fedeltà che mi ha portato a proseguire nel tempo il mio impegno come Pediatra al Centro di Salute. Ma il mio legame con Gatare è anche quello con la Missione dove so che sono sempre custodita da tutte le suore con l’affetto che si riserva ad una sorella, per cui sono entrata a far parte di questa casa. Sono stata così anch’io coinvolta questa mattina in un evento sentito intensamente da tutta la Comunità e per il quale ho accettato con gioia di staccarmi per qualche ora dall’attività del Centro di Salute: la chiusura dell’anno scolastico con la festa finale dei bambini della Scuola Materna. Dovevo essere certo presente, l’asilo è parte viva di questa Missione, tutta la mattina trascorre con il sottofondo gioioso delle vocine dei bambini, al mattino quando esco alle 7,30 c’è sempre il primo gruppetto che arriva e che attende festoso fuori dalla porta per dirmi “Ciao!” e scortarmi per un pezzetto di strada. So che da domani mattina mi mancheranno tantissimo e ci sarà un grande vuoto qui alla Missione… Così mi sono ritrovata nel giardino della scuola materna, gremito di figli e di genitori, con tutti i bambini che hanno subito notato il mio arrivo ed hanno iniziato a salutarmi felici e i più audaci a lanciarsi in un “Ciao” nonostante la solennità dell’evento: mi ha commosso quella folla colorata di genitori, tutte quelle mamme con tanti altri figli in braccio o sulla schiena, che però in quel momento avevano occhi solo per il loro bambino che cantava o danzava al centro della scena e mi sono accorta di come lo sguardo orgoglioso di un genitore sia lo stesso in tutto il mondo! Così come si avvertiva il fermento e l’attenzione di tutte le insegnanti, che a lungo si sono impegnate per preparare questo momento ricco di musica e di recitazione da parte dei piccoli, da quest’anno istruiti nel’apprendimento della lingua Inglese.
La pioggia, però, che in questi giorni non dà tregua, inevitabilmente è riuscita ad interrompere anche la festa dei bambini costringendo tutti per diversi minuti a ripararsi sotto le tettoie: a quel punto mi sono trovata stretta stretta al mio fianco un bimbo che mi fissava con il suo sguardo timido e pian pianino ho sentito la mia mano, perennemente gelata, stretta da calde ditine che non smettevano di strofinare la mia ed esaminarla attentamente. Sono rimasta a farmi scaldare da quel contatto tenerissimo, e quando, passato l’acquazzone, la festa è ripresa, ho lasciato perdere le fotografie (anche se ero un po’in veste di fotografo ufficiale) e i battiti di mano di accompagnamento alle danze, incapace di sciogliere quella stretta Terminata la recita, è arrivato il momento della consegna delle mantelline acquistate con i fondi raccolti e cosegnatemi dai miei colleghi di lavoro, per la quale suor Marie Thérèse tanto ci teneva che fossi presente: dando le spiegazioni alla gente mi ha chiamata al suo fianco tra gli applausi di approvazione generale. in quel momento ho capito quanto fosse importante che io mi mostrassi, anche se negata, perché la mia presenza era la testimonianza concreta per quella gente, di una catena di solidarietà arrivata fino a loro: sono state consegnate le mantelline tra il tripudio generale (300 bambini). Una mamma, coperta davvero di stracci è corsa ad abbracciare suor Marie Thérèse per dirle il suo grazie. In quel momento ho provato una profonda commozione nel vedere la realizzazione di un impegno portato avanti da un piccolo reparto periferico di Pediatria di un ospedale così “periferico” che è arrivato fin nel cuore dell’Africa... Le mantelline sono diventate l’evento della giornata e i piccoli resteranno avvolti da un abbraccio consegnato loro in questi giorni che li proteggerà dalle piogge che verranno!
Francesca